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Il piano casa posa i primi mattoni

di Eleonora Della Ratta e Cristiano Dell'Oste

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28 settembre 2009

Eccole, le prime pratiche. Una decina a Padova, altre dieci a Verona. Otto a Grosseto, una a Siena. Sono le domande presentate ai comuni in base ai piani casa regionali: denunce di inizio attività e istanze di permesso di costruire con cui i cittadini chiedono l'ormai celebre «ampliamento». Due stanze in più per la propria abitazione, un portico che si trasforma in veranda, un sottotetto che diventa abitabile.
Piccoli numeri, per adesso. Che fanno sembrare siderali i 60 miliardi di giro d'affari stimati dal Cresme a marzo, subito dopo l'annuncio del piano del governo. Ma Lorenzo Bellicini, direttore dell'istituto e autore di quel calcolo, mette in guardia da conclusioni semplicistiche: «Le famiglie non hanno fretta di avviare i lavori, vuoi perché la stagione non è la migliore, vuoi perché il quadro normativo non è ancora definitivo». Il momento della verità, insomma, arriverà solo tra molto tempo. «Se a luglio dell'anno prossimo la situazione non si sarà evoluta in modo significativo – prosegue Bellicini – allora dovremo rivedere le stime».
Appare chiaro, comunque, che quest'anno la misura non avrà effetti rilevanti sul rilancio dell'edilizia. Non è un caso che i costruttori continuino a chiedere al governo di emanare il decreto legge di semplificazione delle procedure, bloccato in conferenza stato-regioni dalla scorsa primavera.

Anche le regioni, comunque, sono venute meno ai propri impegni. Finora le leggi sul piano casa sono state approvate solo in 12 regioni, e in sette di queste non è ancora scaduto neppure il termine assegnato ai comuni per pronunciarsi sulle nuove norme (si veda la scheda a fianco).
Valga per tutti il caso di alcuni comuni della Toscana, prima regione ad approvare la legge, a maggio. A Firenze non sono ancora state presentate istanze di ampliamento, a Siena ce n'è una sola, a Grosseto si arriva a otto: tre pareri preventivi e cinque pratiche edilizie. Case che "crescono" del 20%, quasi sempre, e un solo caso, a Marina di Grosseto, di demolizione e ricostruzione con bonus del 35 per cento.
Colpa di una legge regionale troppo limitante? Anche in questo caso, è presto per dirlo. E, d'altra parte, i piccoli numeri non vanno letti neppure come un indizio di disinteresse da parte del popolo delle villette. Se mai, testimoniano l'attenzione di un'avanguardia di piccoli proprietari, che ha affrontato leggi, delibere e regolamenti ancora freschi di stampa (o quasi).
In Lombardia, ad esempio, le istanze potranno essere presentate solo dal 16 ottobre, dopo le eventuali decisioni dei comuni. E finora nessuno dei grandi centri ha deliberato sull'applicazione della legge: a Milano, ad esempio, la giunta ha individuato 11 aree "tutelate", ma sul punto dovrà pronunciarsi il consiglio comunale. Anche in Veneto la situazione è ancora in una fase intermedia. I comuni hanno tempo fino al 30 ottobre per deliberare, e finché non lo fanno la legge regionale vale solo per la prima casa. Mentre in Abruzzo, dove la normativa si applica solo dopo il via libera del consiglio comunale, nessuna città oltre i 30mila abitanti si è ancora espressa.

L'interesse, in ogni caso, resta elevato. Geometri e architetti affollano i convegni sul piano casa e la gente cerca di capire cosa potrà davvero fare per ingrandire la propria abitazione. «Abbiamo ricevuto oltre 600 richieste di informazioni e abbiamo attivato uno sportello dedicato – spiega Paolo Gamba, assessore all'edilizia privata del comune di Belluno –. Nella maggior parte dei casi sono edifici residenziali, ma per un 15% si tratta di fabbricati produttivi».
Varate le leggi regionali, insomma, la parola passa ai comuni, che cercano di bilanciare tutti gli interessi. A Bologna, ad esempio, è stata protetta l'area della collina. Mentre a Verona l'assessore all'urbanistica, Vito Giacino, che pure avrebbe voluto una legge regionale meno restrittiva, ha scelto di escludere dagli interventi le ville Liberty e i parchi. In qualche caso, poi, i regolamenti comunali risultano addirittura più permissivi delle leggi regionali, come rileva Paolo Rava, assessore all'edilizia del comune di Forlì: «La nostra normativa prevede dal 2002 l'ampliamento fino al 25% in caso di ristrutturazione».

28 settembre 2009
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